Esiste qualcosa di più grande e più puro
rispetto a ciò che la bocca pronuncia.
Il silenzio illumina l'anima,
sussurra ai cuori e li unisce.
Il silenzio ci porta lontano da noi stessi,
ci fa veleggiare
nel firmamento dello spirito,
ci avvicina la cielo;
ci fa sentire che il corpo
è nulla più che una prigione,
e questo mondo è un luogo d'esilio.
K. Gibran
- Le Ali Spezzate -
foto Gianni Berengo Gardin
Quando sarò capace d’amare
probabilmente non avrò bisogno(Giorgio Gaber)
Alla mia attrice
ti considero così...mia
perchè da quando siamo saliti sui nostri palchi ci siamo cercati
non è il caso che ci ha portato su delle nuove pagine create appositamente per farti entrare in un mondo un po più privato...
e non a caso le mie righe sono ora rivolte a te
Sono mancato alcuni giorni,un periodo troppo intenso anche per me...
ma il mio pensiero in un modo o in un altro è stato rivolto alle parole che avresti scritto e che io non avrei letto
non ti direi mai che sei diversa...perchè è una cosa ovvia
non ti direi che sei speciale, perchè ognuno lo è a modo suo
ti ascolterei e osserverei mentre reciti te stessa
rideremmo e ti strapperò qualche sorriso....
farei ogni tanto qualche polemica e ti direi che non sono d'accordo
e poi mi emozionerei guardandoti negli occhi
intanto ascolto De Andrè...
ti considero così...mia
perchè da quando siamo saliti sui nostri palchi ci siamo cercati
non è il caso che ci ha portato su delle nuove pagine create appositamente per farti entrare in un mondo un po più privato...
e non a caso le mie righe sono ora rivolte a te
Sono mancato alcuni giorni,un periodo troppo intenso anche per me...
ma il mio pensiero in un modo o in un altro è stato rivolto alle parole che avresti scritto e che io non avrei letto
non ti direi mai che sei diversa...perchè è una cosa ovvia
non ti direi che sei speciale, perchè ognuno lo è a modo suo
ti ascolterei e osserverei mentre reciti te stessa
rideremmo e ti strapperò qualche sorriso....
farei ogni tanto qualche polemica e ti direi che non sono d'accordo
e poi mi emozionerei guardandoti negli occhi
intanto ascolto De Andrè...
Walter Madoi I drogati
Tutti Morimmo A Stento (1968)
Cantico Dei Drogati
Ho licenziato Dio
gettato via un amore
per costruirmi il vuoto
nell'anima e nel cuore.
Le parole che dico
non han più forma né accento
si trasformano i suoni
in un sordo lamento.
Mentre fra gli altri nudi
io striscio verso un fuoco
che illumina i fantasmi
di questo osceno giuoco.
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Chi mi riparlerà
di domani luminosi
dove i muti canteranno
e taceranno i noiosi
quando riascolterò
il vento tra le foglie
sussurrare i silenzi
che la sera raccoglie.
Io che non vedo più
che folletti di vetro
che mi spiano davanti
che mi ridono dietro.
Come potrò dire la mia madre che ho paura?
Perché non hanno fatto
delle grandi pattumiere
per i giorni già usati
per queste ed altre sere.
E chi, chi sarà mai
il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno
sulla scena alle prime ore.
E soprattutto chi
e perché mi ha messo al mondo
dove vivo la mia morte
con un anticipo tremendo?
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Quando scadrà l'affitto
di questo corpo idiota
allora avrò il mio premio
come una buona nota.
Mi citeran di monito
a chi crede sia bello
giocherellare a palla
con il proprio cervello.
Cercando di lanciarlo
oltre il confine stabilito
che qualcuno ha tracciato
ai bordi dell'infinito.
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Tu che m'ascolti insegnami
un alfabeto che sia
differente da quello
della mia vigliaccheria.
Fabrizio De Andrè
Tutti Morimmo A Stento (1968)
Cantico Dei Drogati
Ho licenziato Dio
gettato via un amore
per costruirmi il vuoto
nell'anima e nel cuore.
Le parole che dico
non han più forma né accento
si trasformano i suoni
in un sordo lamento.
Mentre fra gli altri nudi
io striscio verso un fuoco
che illumina i fantasmi
di questo osceno giuoco.
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Chi mi riparlerà
di domani luminosi
dove i muti canteranno
e taceranno i noiosi
quando riascolterò
il vento tra le foglie
sussurrare i silenzi
che la sera raccoglie.
Io che non vedo più
che folletti di vetro
che mi spiano davanti
che mi ridono dietro.
Come potrò dire la mia madre che ho paura?
Perché non hanno fatto
delle grandi pattumiere
per i giorni già usati
per queste ed altre sere.
E chi, chi sarà mai
il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno
sulla scena alle prime ore.
E soprattutto chi
e perché mi ha messo al mondo
dove vivo la mia morte
con un anticipo tremendo?
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Quando scadrà l'affitto
di questo corpo idiota
allora avrò il mio premio
come una buona nota.
Mi citeran di monito
a chi crede sia bello
giocherellare a palla
con il proprio cervello.
Cercando di lanciarlo
oltre il confine stabilito
che qualcuno ha tracciato
ai bordi dell'infinito.
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Tu che m'ascolti insegnami
un alfabeto che sia
differente da quello
della mia vigliaccheria.
Fabrizio De Andrè
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